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8 marzo, aumenta l'occupazione femminile ma spesso il lavoro è a tempo determinato

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Cisl Genova: «La stabilità non va solo nell’interesse del dipendente, ma anche dell'impresa che decide di scommettere sulla risorsa-lavoratore come fattore decisivo per la sua crescita» Genova, 04/03/2015: A pochi giorni dall’8 Marzo, Festa della donna, arriva una buona notizia, ma solo a metà, dal mondo del lavoro. Secondo i dati ufficiali più aggiornati aumentano le donne con occupazione dipendente. È solo parzialmente un dato positivo, poiché si tratta di lavoro a tempo determinato. Secondo l’ultimo Rapporto statistico Liguria, a cui collaborano Unioncamere, Regione e Istat, l’asimmetria che sembra caratterizzare questa particolare fase del mercato del lavoro è legata al genere: fra il terzo trimestre 2012 e lo stesso trimestre del 2013, la perdita di occupazione fra gli uomini è stimata in Liguria in oltre 24.000 unità, mentre quella femminile si stima sia cresciuta di circa 3.500 unità.

«A distanza di due anni dall’approvazione della legge Fornero che aveva rimesso le manisulla materia del mercato del lavoro, visti i magri risultati conseguiti – commenta Luca Maestripieri, segretario generale della Cisl di Genova - si è voluto “liberalizzare” il contratto a termine che è stato utilizzato a spron battuto, ma che resta un contratto precario. Meglio invece puntare sul contratto a tempo indeterminato, che deve ritornare a essere la porta d'accesso principale al mercato del lavoro. La stabilità non è solo nell'interesse del dipendente, ma anche dell'impresa che decide di scommettere sulla risorsa-lavoratore come fattore decisivo per la crescita dell'azienda».

L’incremento di occupazione femminile è avvenuto nel segmento del lavoro dipendente (con un aumento di oltre 10.000 unità), mentre l’occupazione indipendente femminile avrebbe anch’essa subìto una pesante contrazione di quasi 7.000 posti (e di circa il 10% in termini relativi). A Genova tuttavia, nel bilancio che comprende sia l’occupazione dipendente che quella indipendente, aumenta anche la percentuale di disoccupazione femminile. «Il primo problema è sempre quello di creare occupazione, nuove opportunità che ancora stentano a manifestarsi e che comportano la riduzione del numero di donne che cercano lavoro – prosegue Maestripieri- C’è una differenza di genere ancora preoccupante, che va colmata: il lavoro femminile resta pesantemente al palo anche nella nostra città, aggravato dalla scarsità dei servizi per infanzia e terza età». A doversi fare carico di figli e anziani della famiglia sono prevalentemente le donne che devono giostrarsi esigenze familiari e lavoro, non potendo contare su servizi di assistenza efficaci.

I DATI:

Secondo i dati dell’Annuario statistico del Comune di Genova, nella Provincia di Genova, nel 2013, si è registrata un’occupazione complessiva di 337.000 unità (in calo del 3,2%), impiegate in larga prevalenza (79,8%) nel settore dei servizi. I lavoratori dell’industria costituiscono il 19,6% della forza lavoro, mentre nel settore primario è impiegato solo lo 0,6% dei lavoratori. Il tasso di disoccupazione si attesta al 9,1% ed è in aumento rispetto all’anno precedente (7,8%), anche se risulta inferiore al dato regionale (9,9%). Aumentano sia il tasso di disoccupazione maschile, che passa da 6,5% all’ 8,4%, sia quello femminile (da 9,3 a 10%). A causa della crisi che ha travolto la maggior parte delle aziende facendo perdere molti posti, un cospicuo numero di donne ha cercato di immettersi nel mercato del lavoro per contribuire al sostegno economico della famiglia. Secondo una ricerca del ministero del Lavoro patrocinata dal Fondo sociale europeo le donne sono maggiormente presenti nelle professioni esecutive e impiegatizie (60% del totale), del commercio e dei servizi (58,7%) e nelle professioni non qualificate (52,5%), mentre sono una minoranza nelle professioni più qualificate come i legislatori, dirigenti e imprenditori. Una situazione di quasi parità fra i due generi si registra nelle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione e nelle professioni tecniche. La crisi economica ha penalizzato in misura minore le donne occupate rispetto agli uomini, ma è caduta l’occupazione femminile nelle professioni più qualificate, tecniche e operaie, ed è aumentata in quelle non qualificate, nei ruoli impiegatizi e del commercio. Le donne occupate in professioni poco qualificate sono spesso impiegate nei servizi di pulizia, come collaboratrici domestiche o assistenti familiari. Anche se le lavoratrici dipendenti sono il 41,5% del totale dei lavoratori, le donne con qualifica di dirigente sono solo il 12,9%. La percentuale di donne dirigenti varia dal 6,9% del settore delle costruzioni (7% delle lavoratrici dipendenti) al 46,2% del comparto dell’istruzione, dove però le lavoratrici dipendenti sono il 79% di tutti i lavoratori.

Dati Unioncamere, Regione, Istat, Annuario statistico del Comune di Genova, Ministero del Lavoro elaborati dalla Cisl di Genova

 

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