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CONFEDERAZIONE ITALIANA SINDACATI LAVORATORI

Regione Liguria: il Grow Act come un bicchiere d'acqua, non fa male ma serve una terapia d'urto per far ripartire la crescita

GrowCgil Cisl Uil regionali danno un giudizio negativo del Growth Act presentato dall’Amministrazione Toti. Nessun confronto con le parti sociali, nessun accenno alla parola "lavoratore"

. Per contro, le parole d’ordine sono: centralità dell’impresa, rimozione di ogni ostacolo alla libera iniziativa dell’impresa, apertura ai privati come se si trattasse di una salvifica ricetta indipendentemente dalla qualità e dal funzionamento dei servizi.

 Vorrà pur dire qualcosa se la formazione deve rispondere solo alle esigenze dell’impresa e non si fa mai riferimento all’obiettivo di rafforzare le competenze dei lavoratori per proteggerli anche in momenti di difficoltà a fronte di perdita o ricerca di occupazione.

E’ importante che la Regione si interroghi su come sostenere la creazione di nuove imprese e su come attrarre investimenti, ma se poi tutto si riduce nel cancellare l’Irap a chi apre in Liguria forte è il rischio di rimanere delusi. Perché ridurre le tasse a chi investe nel nostro territorio è sicuramente una buona notizia ma da sola non basta soprattutto se non è legata a nessuna verifica sull’impatto occupazionale dell’investimento. Per chi investe sul territorio, il problema a nostro avviso non è il costo del lavoro, ma la mancanza di, programmazione,  infrastrutture materiali e immateriali  energia, acqua, rifiuti, ed efficienza del sistema dei trasporti, tutti temi che sono trattati in maniera troppo generica in questo provvedimento.

Desta perplessità il tema della copertura degli interventi. (Merita qualche approfondimento il capitolo che riguarda la riorganizzazione degli strumenti finanziari NO.) Giusto aiutare le imprese nell’accesso al credito però suscita perplessità il fatto che si possa pensare di alimentare il Fondo strategico con le risorse derivanti dalla vendita del patrimonio piuttosto che dalla razionalizzazione degli affitti passivi quando la Regione ha deciso di tornare indietro sulla sede di De Ferrari.

Ma ciò che più preoccupa è che si voglia disporre liberamente delle risorse dei Fondi comunitari riproponendo una logica di redistribuzione a pioggia – o meglio ad personam -  che ci condannerebbe a perdere l’ultima grande occasione rappresentata dalla programmazione europea.

Per il resto il Growth act risulta un elenco di buoni propositi peraltro declinati in forma generalissima senza assegnare delle priorità e indicare una chiara strategia di intervento oltre i titoli.

In particolare non si capisce qual è il disegno strategico sulla formazione oltre a farsi dettare l'agenda dalle imprese. Non si capisce qual è l’idea di trasporto pubblico locale mentre il servizio sta saltando insieme ai bus e alle aziende. Andrebbe approfondito il tema degli appalti pubblici.

Siamo lusingati dalla prospettiva di avere la possibilità di dire la nostra almeno una volta all’anno ma abbiamo la sensazione che il Growth act nasconda la volontà di rinviare le scelte e probabilmente la nostra Regione non se lo può permettere.

Federico Vesigna, Antonio Graniero, Pier Angelo Massa,  sono Segretari Generali Cgil, Cisl, Uil Liguria

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